La crisi dell'attenzione
Questa estate, come tanti che svolgono professioni analoghe nel mondo del digitale, ho approfittato delle vacanze per cercare di disintossicarmi da questa frenesia e ho provato a sfruttare questo periodo per capire qualcosa in più di questo fenomeno, leggendo un saggio che, ironicamente, aveva catturato la mia attenzione in libreria: L’attenzione rubata di Johann Hari.
Il libro si propone come un viaggio alla scoperta di ciò che sta succedendo alla nostra capacità di concentrazione. Hari, attraverso ricerche e interviste in giro per il mondo, analizza i diversi fattori che riducono la nostra capacità di concentrarci, molti dei quali stanno crescendo in modo preoccupante negli ultimi anni. Hari racconta in particolare di come il nostro cervello sia in realtà molto limitato nella sua capacità di gestire le informazioni. Ogni volta che interrompiamo, anche solo per qualche secondo, un’attività, andiamo incontro a un fenomeno chiamato “switch-cost effect”, che sta a indicare il tempo impiegato per riprendere la concentrazione dopo una distrazione. Un tempo significativo. Quando osserviamo le notifiche che compaiono sui nostri dispositivi non stiamo infatti solo perdendo il tempo speso a leggere i messaggi stessi, ma anche il tempo necessario per tornare a concentrarci, che è considerevole.
Hari si sottopone a un lungo digital detox in un paesino di mare sulla costa britannica e dopo aver sperimentato la mancanza di distrazioni e la sensazione di nuovi stati di concentrazione rinnovata, che credeva persi per sempre, si rende conto che la soluzione non è semplicemente eliminare le distrazioni, ma riempire il vuoto con attività significative.
Questo lo porta a studiare gli stati di “flow”, periodi in cui ci concentriamo profondamente su un compito significativo, che ci affascina e ci appassiona, e in cui si attiva un livello di concentrazione che è massimo e ci porta il piacere che sperimentiamo quando ci capita di perdere la cognizione del tempo. L’autore individua tre elementi chiave che contribuiscono a raggiungere lo stato di flow: un obiettivo ben definito, un obiettivo significativo e una sfida che si trova appena al di là delle proprie capacità.
La narrazione di Hari ci guida attraverso il suo viaggio personale alla ricerca di soluzioni per questa crisi dell’attenzione, concludendo che dobbiamo agire su due livelli: individuale e collettivo. A livello personale, possiamo apportare modifiche alle nostre abitudini per proteggere la nostra concentrazione, ma queste modifiche da sole non saranno sufficienti: dobbiamo combattere le forze esterne che rubano la nostra attenzione.
Penso che dobbiamo agire con urgenza, perché questa potrebbe essere come la crisi climatica o la crisi dell’obesità: più aspettiamo, più sarà difficile. Più la nostra attenzione si degrada, più sarà difficile radunare l’energia personale e politica per affrontare le forze che ci stanno rubando la concentrazione.