Elogio dell’imperfezione

Essere autentici, nonostante tutto

MOVE FORWARD
Andrea-Lofrano
L’intelligenza degli esseri umani è un mistero affascinante che aspetta di essere decifrato: la cultura non ha ancora finito di scoprire i segreti della biologia. Nell’era dell’ansia algoritmica, le organizzazioni possono diventare alleate delle persone. Ma solo se accolgono la diversità, celebrano l’imperfezione, e rendono possibili connessioni autentiche, dentro un orizzonte tecnologico in continua evoluzione.

L'essenza umana

La tecnologia garantisce connessioni permanenti, eppure spesso sembra generare distanze emotive. Il nostro compito è creare legami significativi, fondati sulla intrinseca autenticità
umana. Il costo della vita continua a salire, alcuni brand subiscono gli effetti del “grande rifiuto” da parte delle persone, mentre la permacrisi produce scenari sempre più incerti. I consumatori si chiudono in sé stessi, cercando modi nuovi di reinventarsi e di sopravvivere.
L’intelligenza artificiale promette di trasformare le vite delle persone comuni, con il suo impatto profondo sulla realtà che le circonda. L’ansia collettiva aumenta. E il valore delle connessioni significative che possono riavvicinare le persone diventa sempre più importante.
Sarà sempre più rilevante riscoprire e proteggere i tratti originari che definiscono la specie umana. Come possono aiutarci i brand e le organizzazioni? Possono diventare gli eroi di una nuova civilizzazione? Nella storia recente i brand hanno influenzato in modo notevole l’evoluzione dell’umanità. Sono stati vettori di cultura, hanno ispirato il cambiamento, hanno diffuso valori nuovi attraverso messaggi e prodotti. Aggiungendo scopo e significato alla vita delle persone. Motivandole e dando loro una ragione di vita.
I brand raccontano storie e costruiscono comunità. In questo momento storico, sono chiamai a trovare modi nuovi di stimolare l’intelligenza umana e spingersi al di là di ciò che un algoritmo può imparare, memorizzare o dedurre.
Questo perché oggi il modo più efficace per connettere le persone è intercettare ciò che ci rende più umani, e meno artificiali: abbracciare l’imperfezione, essere autentici senza esitazioni, aiutare le persone ad allinearsi con ciò che sono, e con ciò che vogliono diventare.
Essere reali in un mondo che aggiunge continuamente filtri. Vivere la storia di cui siamo protagonisti in modo più umano, senza pensare che le ultime novità siano ogni volta l’ultimo stadio evolutivo della nostra specie.

Bello perché imperfetto

Diventeremo più umani se abbracceremo la bellezza dell’imperfezione. Tutti noi, in quanto umani, siamo esseri complessi, con i nostri difetti, le contraddizioni, e le caratteristiche che ci rendono unici. L’imperfezione ci ricorda che la vita non è sempre prevedibile o controllabile. La mancanza è uno stato dell’essere, in cui la perfezione e le qualità idealizzate sono assenti. Una condizione che accetta la presenza di errori, fraintendimenti, limitazioni.
L’imperfezione è un aspetto naturale dell’esistenza umana e della realtà, che mostra l’unicità, l’individualità e la complessità dei diversi aspetti della vita. Invece di essere percepita come un tratto negativo, l’imperfezione può essere apprezzata per la sua capacità di aggiungere carattere, profondità, autenticità alle persone, agli oggetti e alle situazioni. Quando supportiamo l’imperfezione, intraprendiamo un percorso verso una versione più reale di noi stessi. L’imperfezione implica che la vita non aderisce a standard idealizzati, prevenendo così la frustrazione. Ci ricorda che non possiamo essere sempre perfetti, e questo è ciò che ci rende riconoscibili. Ci incoraggia ad accettare che la vita è incasinata, e a riconoscere che anche nelle situazioni tutt’altro che ideali possiamo trovare valore e significato.
L’imperfezione attiva una serie di emozioni e di qualità come l’empatia, la felicità, l’accettazione, l’umiltà, la resilienza, la compassione, l’ironia, l’apprezzamento, la gratitudine, la crescita, l’unicità, il significato, lo scopo, la complessità, la vulnerabilità e, paradossalmente, la bellezza.
L’imperfezione ci aiuta a sviluppare la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri, di vedere le cose dal loro punto di vista e non solo dal nostro, di riconoscerci negli altri, di lasciar andare, di accettarci, di essere più comprensivi, di adattarci al cambiamento, di cogliere le opportunità quotidiane di crescita e di miglioramento, di accogliere la vulnerabilità, e di dare valore a noi stessi in quanto unici, aggiungendo sostanza e profondità a tutto ciò che ci circonda.
L’arte ci viene in soccorso, perché ci insegna che la bellezza spesso non sta nell’oggetto ma negli occhi di chi guarda. Basta riconoscere l’assertiva compiutezza dei voluminosi corpi di Botero, o i busti di Peletti assediati dalle mosche, o le evocative dicotomie di Basquiat, i ritratti intimamente vulnerabili di Freud, l’infinità dei mondi in cui Kusama riesce a immergerci. E la lista potrebbe estendersi all’infinito.
Le organizzazioni possono supportare le imperfezioni mostrandoci con brutale onestà che la vita non somiglia a quella dei cataloghi. Un’intuizione che rompe le convenzioni esteti- che e ci permette di identificarci.
Ikea ha avuto il coraggio di mostrare che una stanza, piacevolmente arredata con i loro mobili e le loro impeccabili descrizioni, può ospitare anche una donna disfatta che vomita sul divano mentre i suoi figli giocano in salotto.
Un deodorante femminile Dove va al di là della sua funzione di rinfrescare le ascelle, e diventa un supporto per le minoranze che cercano corpi non normativi, dando voce alle donne che non si sentono rappresentate dagli standard di bellezza industriali.
La vita non è sempre pulita. Accettare questa verità e rifletterla nei nostri messaggi aiuta le persone ad attraversare le proprie, di vite. Un brand di arredamento esiste e resta rilevante se non dimentica mai che tutto ciò che crea è fatto per essere usato, anche quando sarà coperto di vomito o di pipì di cane.
Un brand esiste per mostrare le ascelle senza vergogna, a prescindere da come appaiono, perché tutte hanno diritto di esistere: rasate, pelose, tatuate, macchiate, chiare, scure, segnate dalle cicatrici. Una visione più realistica e inclusiva dei corpi che, con empatia verso ogni storia, dà rilievo al purpose del brand.
E certamente un brand diventa più umano quando celebra l’imperfezione in tutte le sue forme. Quando rappresenta e riconosce la bellezza in ciò che è raro, promuove fiducia e inclusione. Dando voce a chi si sente escluso, dà impulso a valori più profondi e più rilevanti per la nostra società.

Il coraggio dell’autenticità

Saremo più umani se sceglieremo di essere autentici. Il che significa essere onesti su chi siamo e cosa abbiamo da offrire. È un atto di coraggio ma, soprattutto, di coerenza. L’imperfezione ora ci sembra un valore, ma se vogliamo che le persone accettino davvero la loro imperfezione, dobbiamo approfondire un altro aspetto importante dell’essere umani: la capacità di restare fedeli ai nostri valori fondamentali.
L’autenticità nel contesto delle organizzazione significa essere fedeli a uno scopo e a un’identità, anziché limitarsi a seguire l’ultimo trend o l’ultimo fenomeno virale.
Essere genuini costruisce affidabilità, ci rende degni di fiducia. Implica che su di noi si può contare, sulla nostra capacità di fare le cose bene con costanza, e di soddisfare le aspettative senza esserne sopraffatti. L’affidabilità può riguardare la coerenza di un prodotto, l’onestà di una persona, la stabilità di un sistema o di un processo.
Le persone sono intossicate dall’informazione, e hanno bisogno di molte buone ragioni per concederci anche solo il beneficio del dubbio.
Possiamo preoccuparci di qualcosa che non sia soltanto il profitto? Siamo in grado di dire a un cliente di non comprare da noi perché in realtà non ha bisogno del nostro prodotto? Siamo capaci di dare la priorità al benessere delle persone, anziché vendere loro un’abitudine che le danneggerà sul lungo periodo?
Desigual, Netflix, Rosalía e Nathy Peluso condividono l’impegno per l’autenticità e la ribellione nei loro rispettivi ambiti di azione. Sfidano le convenzioni e le regole, ognuno nel suo modo unico, offrendo una rinvigorente fuga dall’ordinario.
Sfidare gli standard di bellezza creando vestiti che celebrano l’individualità, come fa Desigual. Che incoraggia le persone a indossare le proprie stranezze, con orgoglio. In questo modo, Desigual si distingue come un simbolo di positività e auto-determinazione.
Netflix ha dimostrato coraggio producendo contenuti che affrontano argomenti controversi e spingono in avanti le frontiere del racconto. Il suo impegno verso storie originali sulla diversità sfida lo status quo dei media tradizionali, dando agli spettatori contenuti che riflettono la complessità del mondo reale.
Fondere generi musicali diversi e incorporare nella musica elementi del proprio patrimonio culturale. È quello che fa Rosalía, cantando con una voce potente e mai remissiva, che risuona della sua identità e delle sue radici, ridefinendo i parametri dell’industria musicale.
Nathy Peluso è un’altra musicista capace di ridefinire i confini: combinando musica e performance, sfugge a qualunque categorizzazione. La sua audace esplorazione degli stili musicali e la sua dirompente presenza scenica mettono in discussione l’idea stessa di ciò che dovrebbe essere una popstar. Guardatela mentre balla durante i suoi concerti. Un faro di autenticità.
Dobbiamo mostrare il potere dell’essere fedeli a noi stessi e dell’abbracciare l’individualità, ispirando gli altri a fare lo stesso. Chi ha il coraggio di ribellarsi ci ricorda che l’autenticità è una forza che può dare forma alle organizzazioni e creare un impatto duraturo.

L'unicità delle emozioni

Di sicuro la tecnologia, almeno per il momento, non può riprodurre quella che è la più antica e più distintiva caratteristica dell’esperienza umana: la nostra abilità unica di provare emozioni.
Le emozioni sono un aspetto fondamentale dell’esistenza umana, e la nostra comprensione di cosa sono e come funzionano continua a evolvere nel tempo. Lo studio delle emozioni ha svelato la loro intricata base neuronale e il loro ruolo essenziale nel dare forma ai nostri comportamenti e alle nostre esperienze.
L’intelligenza artificiale può fingere alcune risposte emotive, ma non può sperimentare la ricchezza di quelle umane. Senza dubbio, dobbiamo aiutare le persone a restare in contatto emotivo con il mondo. Fare appello alle emozioni ci mantiene legati alla nostra dimensione più profonda ed essenziale.
Da Metropolis a Terminator, la fantascienza ci ha insegnato a temere l’AI, e ciò che sembrava solo frutto della nostra immaginazione è diventato parte della nostra quotidianità.
Un film recente, The Creator di Gareth Edwards, mi ha suscitato una certa speranza nella possibilità di preservare la nostra specie, a partire dalla domanda: e se l’AI volesse salvare le persone da loro stesse? Dovremmo tutti porci questa stessa domanda.
Come Amber Case ha detto molti anni fa, i robot servono a renderci più umani. E l’AI potrebbe diventare essa stessa una forma d’arte.
Non lasciamoci confondere dalla complessità algoritmica, e usiamo la tecnologia come un’alleata per avvicinarci alle persone e comprendere come possiamo aiutarle a trovare un significato nel mondo, a essere più soddisfatte ed emotivamente connesse. Se usata responsabilmente, l’AI può supportare questi processi.
Saranno ancora la nostra intelligenza e le nostre conoscenze a guidare la creatività, e come ha detto David Droga a proposito dei quattro vincitori di quest’anno dei leoni Wieden Titanium a Cannes, le idee migliori non erano tecnologiche, sono solo state rese possibili dalla tecnologia.
Mentre l’AI entra in sempre più aspetti delle nostre vite, l’importanza che noi attribuiamo alla nostra umanità deve essere continuamente rafforzata. Perché se l’AI può svolgere con efficienza molti compiti e analizzare enormi quantità di dati, non può mai riprodurre la profondità e la ricchezza delle emozioni umane, della creatività e imprevedibilità umane.

“La gente dimenticherà quello che hai detto, dimenticherà quello che hai fatto, ma non dimenticherà mai come l’hai fatta sentire.”

— Maya Angelou

Le persone hanno ancora bisogno di connessioni emotive autentiche, e la nostra capacità di provare empatia e compassione, di leggere tra le righe, rimane il nostro tratto distintivo. Mentre usiamo la tecnologia come un’alleata e esploriamo le opportunità che offre, non dimentichiamo l’importanza di nutrire connessioni emotive autentiche.
Le organizzazioni che comprendono l’importanza delle emozioni umane, promuovono connessioni autentiche, e celebrano le imperfezioni e le specificità che ci rendono umani, continueranno a risuonare in profondità dentro le persone.
In un paesaggio che continua a cambiare, il gesto più rivoluzionario è restare fedeli alla nostra umanità, essere in relazione con gli altri a un livello profondo, e creare un futuro in cui la tecnologia completa e potenzia le nostre qualità uniche. Questo, per me, sarà l’unico modo per emergere in futuro.
La nostra essenza resta un affascinante enigma senza tempo. Ma in mezzo alle crescenti sfide poste dalla contemporaneità, possiamo, come individui e come organizzazioni, avere un ruolo fondamentale nel ricordare alle persone di prendersi cura della loro umana autenticità.
Inspire + Transform +Inspire + Transform +Inspire + Transform +
Let's work together
There’s no such thing as an impossible project.
Hit us up and let’s get to work.

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