Il compito non era facile: dare un volto all’idea stessa di standing out. Visualizzare i concetti di differenza, originalità, unicità. Ci siamo posti il problema per scegliere la veste grafica da dare a questo libro, ma in fondo è ciò che facciamo tutti giorni per progettare identità e immagini dei nostri clienti.
Distinguersi, soprattutto dal punto di vista visivo, non è mai stato così complicato. Siamo diventati bravi e brave a fare cose belle, anche molto belle. Vediamo spesso progetti suggestivi e d’impatto, evocativi ed emozionanti, provocatori e ironici. Ma sempre di più ci accorgiamo che la bellezza da sola non basta a creare identità efficaci e davvero distintive. Sappiamo che, per quanto ben concepita e ben progettata possa essere un’identità, resta irrilevante se non ispira azioni significative e se non aiuta un’azienda a mantenere le proprie promesse. Ora che il design è diventato una disciplina popolare, molto più visibile e celebrata, la qualità media si è alzata e la capacità tecnica non basta più.
Noi designer per primi ci concentriamo molto sul craft, sulla qualità estetica dell’esecuzione, e siamo meno abituati a interrogarci su quanto il nostro lavoro aiuti le organizzazioni a emergere e a trovare una strada che le renda uniche e inconfondibili. Discutiamo a lungo sulle sfumature e i dettagli, e molto meno sulla questione più importante: quanto riesce a essere distintiva un’identità? In che modo consente a un brand di emergere e di mettere a fuoco la propria proposta di valore, la qualità che lo separa da tutti gli altri?
Negli ultimi anni, anche per via delle trasformazioni introdotte dalle tecnologie digitali, il design ha cercato più di convergere che di divergere. Si sono create tendenze, mode, standard che hanno ristretto il campo delle possibilità. E più un’identità si distanzia da ciò che è considerato accettabile, più viene critica e affossata. Ma creare distanza dovrebbe essere proprio il compito principale di una identità riuscita. Invece il blanding infinito si è preso tutti gli spazi e tutto il campo visivo, e i brand e le identità hanno cominciato a somigliarsi sempre di più.